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Da Gucci a Loewe: la moda alla scoperta della natura (per salvare il mondo?)

Sull’inizio di questo 2021, la moda sembra guardare alla natura per svegliare le coscienze, e forse salvare il mondo. Una soluzione che avrebbe senso soprattutto dopo la pandemia. Visione condivisa anche da Vogue Italia, che nel numero di gennaio utilizza lupi, agnelli, topi, api, uccelli su sette differenti copertine per denunciare il fatto che il mondo non gira solo intorno agli uomini.

La moda deve guardare alla natura, e aldilà dell’impellente svolta sostenibile, sembra anche voler celebrare il desiderio di un ritrovato rapporto con essa, insieme al rispetto di tutta la flora che la abita. Necessità nata durante il lockdown e a leggere la favoletta morale di Filelfo pubblicata sempre da Vogue, a questo punto ci si chiede se il motivo sotteso, non sia proprio quello di provare a svegliare le coscienze, alzando l’asticella dell’attenzione soprattutto dopo che la pandemia sarà passata (si spera).

Così immancabilmente arrivano le prove di alcuni brand di lusso. Prima Gucci con The North Face, subito dopo Loewe con My Neighbor Tototo, il cartoon giapponese campione d’incassi: il colosso Kering guidato da Alessando Michele, e il marchio spagnolo capitanato da Jonathan Anderson scelgono dunque la natura, per presentare le ultime collezioni, calandosi letteralmente en plen air con il verde erba (bosco o foresta è indifferente perché qui Pantone c’entra poco) a far da sfondo ideale agli inediti progetti. 

“C’è un grande errore che viene praticato da molti, che è quello di raccontare l’uomo come un elemento espulso o isolato dalla natura. Noi siamo la natura e la natura è noi” spiega infatti Alessandro Michele nel documentario  #TheNorthFacexGucci che segue la presentazione della campagna. Dopo l’uscita dalla classica stagionalità dei calendari, e la presentazione del primo fashion film – Gucci Fest: Ouverture of something that never ended – scandito da sette episodi, in diretta streaming lo scorso novembre, il direttore creativo riappare in un breve documentario girato dall’artista Sean Vegezzi che mostra il making of del progetto con The North Face, azienda leader dell’outdoor dal 1966.

Il collegamento della moda di lusso con un universo bucolico e agreste, si accende spontaneamente quando la Gucci Art Wall – una facciata di 176 metri quadrati in Largo la Foppa a Milano che illustra l’immaginario dell’azienda fiorentina dal 2017 -, si veste rosso seguendo le impunture orizzontali di un soffice e coccoloso piumino. In simultanea, e a colori e trame differenti, la Gucci Art Wall tocca Londra, New York e Shanghai, mantenendo l’hype e celebrando così l’impensata unione. 

Gucci Art Wall | Largo la Foppa, Milano

A seguito di queste opere di comunicazione, travestite da street art modaiola, dal profilo ufficiale di Gucci arrivano i trailer della collezione. Nella clessidra di un esiguo minutaggio, con le note anni 70 di Bad Moon Rising dei Credence Clearwater Revival, un gruppo di amici allegri e affiatati sono immersi nella natura selvaggia, dalle Dolomiti alla Sierra Nevada, ripresi nell’atto di condividere la passione per le gite fuori porta e un parossistico gusto in fatto di abbigliamento rupestre. Il verde è sempre protagonista, scoperto dai giovani con zaino in spalla che, bardati di piumini logati e gonne fin sotto al ginocchio, si fanno largo nelle alture, indicando con sorpresa le appuntite montagne da scalare; mentre sonorità rock e cadenzate contestualizzano l’allure retro glam che Gucci immancabilmente riesce a scolpire anche nell’aria di montagna. Dopotutto, grazie al binomio con l’azienda americana, la label dalla doppia G riesce a fondere il patinato glamour anni Settanta con un universo bucolico, orchestrando alla perfezione uno spericolato equilibrio tra bellezza e funzionalità. Oltre ad abiti e accessori, la collab si compone di attrezzature dedicate all’oudoor come zaini multitasche e tende da campeggio, su cui una combinazione di loghi e lettering tramutati in una stampa all over catalizza la riconoscibilità del concept in quattro e quattr’otto.

“In verità credo che tutti gli abiti abbiano poteri sciamanici, e in questa operazione sciamanica che io amo fare, The North Face è precisamente quell’oggetto lì” puntualizza ancora Michele. Nel panorama concettuale della collaborazione, l’azienda statunitense, famosa per la produzione di abbigliamento e accessori per la montagna, per eredità stilistica si concede quel potere di assecondare la natura. A differenza Gucci possiede una collaudata inclinazione estatica, e insieme compiono la sfida di unire il bello al funzionale. Due universi apparentemente separati che per Alessandro Michele, non possono dividersi, soprattutto se lo scopo comune resta sempre inscritto nella magica connessione tra uomo e ambiente. 

Di un approccio più mistico, invece, è la collaborazione di Loewe con lo studio Ghibli, casa di produzione giapponese, che nel 1988 realizza My Neighbor Totoro, un successo dell’animazione approdato in Italia soltanto nel 2009. Preceduta da un countdown e da un gioco interattivo, iniziato sugli account social dell’azienda spagnola, la capsule #LoeweTotoro ricalca sul folclore e sulla magia delle foreste, spesso protagoniste di leggende che le vedono popolate da creature magiche e misteriose.

My Neighbor Totor, 1988

Totoro è una creatura immaginaria, un incrocio tra un orso e un procione. Nel cartoon è il custode del bosco che insegnerà a Satsuki e Mei, due giovani sorelle trasferitesi con il papà in un paesino di campagna per essere più vicine alla madre ricoverata in ospedale, il rispetto della natura e per tutti gli esseri che ne fanno parte. Totoro inoltre, si mostra solo a chi veramente lo desidera. Seguendo questa selezione dominata da emozioni fanciullesche, è possibile scoprire l’inedita collezione composta da t-shirt, hoodie, borse e gadget, direttamente dal sito ufficiale dell’azienda spagnola, dove il cursore del mouse diventa una pallina nera più grande solo quando compare l’animaletto. 

Immagini dalla campagna #LoeweTotoro

Dalle immagini della campagna della nuova capsule di Loewe – pubblicate lo scorso 8 gennaio -, un sentimento di meraviglia e stupore accompagna la prossemica dei modelli, immortalati da Gray Sorrenti in una foresta di bambù o davanti a una voragine. Complessivamente sembrano ricevere beneficio dalla connessione, e alcuni di loro si fermano perfino a meditare. Il tutto giocando con esseri misteriosi, protagonisti di un pret a porter lounge life (in linea con il mood dei report di Lyst, motore di ricerca globale e vendita di abbigliamento di lusso). L’obiettivo? Mantenere un sottobosco suggestivo, allo scopo di fortificare il rapporto uomo natura. Come succede nei mini video che mostrano #TheNorthFacexGucci, anche qui, la moda attraverso l’essere umano subisce il fascino della natura. Dall’outdoor glam in stile Seventy al loungewear kawaii rinvigorito da minibag multifunzionali e colorati portafogli in pelle, le collaborazioni fashion celebrano la scoperta della natura, come fosse l’unica certezza (deperibile) che per fortuna ancora abbiamo. Non per niente, a schiacciare ulteriormente la ciliegiona sulla torta, è Vogue Italia con The animal Issue. “Questa volta abbiamo voluto che fossero gli animali a prendere il nostro spazio fisico e digitale per costringerci a riportare l’attenzione […] sull’emergenza ambientale che il dramma della pandemia non ha certo reso meno urgente”. Una presa di coscienza, spiegata dal direttore Emanuele Farneti nell’articolo di apertura dell’edizione, che ci colloca di fronte all’improrogabile necessità.Dove oltre le sette copertine dedicate al rapporto antropocentrico tra uomo/animale, con il compito di svegliare le coscienze c’è la favoletta di Filelfo, misterioso scrittore greco, in cui un corvo saggio e una gatta curiosa si chiedono se l’umanità dopo il lockdown riuscirà a mantenere la promessa di rispettare la natura. Soprattutto dopo che: “L’epidemia, la solitudine, il ridursi della vita alla semplice essenza li avevano fatti tornare all’antica immagine del mondo come un’unica cosa, una sola casa per umani e bestie”.

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