Nero su bianco, e a caratteri maiuscoli. Questa la descrizione lampante, del maxi manifesto comparso a poche ore dalla pubblicazione del nuovo DPCM, in piazza Campo de’ Fiori a Roma.
Dallo stile minimal e imperioso, l’affissione anonima – alla base di un edificio in via di ristrutturazione -, si compone di tre frasi principali: “We live in bad times / We can’t see beautiful things anymore / We are not able to find what is really necessary” (Viviamo in tempi brutti / Non possiamo più vedere la bellezza / Non siamo capaci di trovare ciò che è veramente necessario).

Un’opera di street art contemporanea? Una pubblicità per qualcosa? Oppure il fashion biz? Con il genio di Alessandro Michele, che dopo The Epilogue – e la campagna svelata lo scorso 25 ottobre 2020 – chiude il cerchio della vecchia narrazione di moda, e si dichiara pronto a riscrivere il brand Gucci, in un inedito manifesto di creatività.
Interrogativi a parte, ci si chiede chi possa esser la mente, e ancor più, quale possa essere il suo significato. Stuzzica comunque l’idea che il maxi cartellone si trovi alle spalle di Giordano Bruno – il filosofo condannato a morte per rogo nel 1600, proprio a Campo de’ Fiori. Il poeta, icona del pensiero libero, non cancellò mai la sua filosofia in cambio della grazia.


Secondo il pensiero di Bruno, infatti, è la libertà di ricerca, di indagine, di filosofare, a dare forma e senso alla vita di ogni uomo. E le affermazioni del manifesto, potrebbero così sfiorare il concetto di libertà. Condizione dall’eco più sostenuto, in un momento incerto come questo, in cui la pandemia, la crisi economica e gli attacchi terroristici, quasi senza accorgercene, mirano a privarci sempre più di essa.
Ma quale potrebbe essere il significato dietro l’affissione misteriosa? Proviamo a snocciolarlo…
“We live in bad times” (Viviamo in tempi brutti): il messaggio sembra partire da un monito collettivo; il risveglio delle coscienze. Un‘idea di consapevolezza sociale per lo stato attuale delle cose, e per il mondo intero che non è quello di prima. E forse non lo sarà mai più.
“We can’t see beautiful things anymore” (Non possiamo più vedere la bellezza). Il manifesto continua, e viene spontaneo chiedersi: perché non possiamo più farlo? Forse siamo impegnati a seguire altro, e così facendo, subdolamente stiamo perdendo proprio lei, la libertà. E come un effetto domino, a seguire l’attenzione, la leggerezza, la gioia.
“We are not able to find what is really necessary” (Non siamo capaci di trovare ciò che è veramente necessario). Il cartellone chiude con una frase criptica, che fa pensare a tutto, e allo stesso tempo a niente; fa pensare alla scienza, all’umanità, alla nostra condotta, all’entropia verso cui tendiamo. Da un lato la scritta appare ferma consigliera, e sembra riportarci sull’idea di bellezza nascosta, invitandoci a cercarla sempre. Dall’altro, invece, è asettica. Una conseguenza triste e scontata della mancanza di libertà, che ci incatena – inconsapevolmente giostrati dallo scorrere degli eventi, e forse anche, dallo schermo di un cellulare.
P.S. Lo scorso 7 novembre, il mistero è stato svelato. La scritta, tramutata “In bad times Beautiful things are necessary” sarà la campagna promozionale di Gente Roma, nota boutique multibrand della Capitale.
