Se Elda andasse in passerella, viaggerebbe sulle note country di Summer Wine di Nancy Sinatra e Lee Hazlewood. Con la differenza di genere snocciolata nella sua spontanea fluidità, la calda ballata folk preleverebbe dai ricordi e dalle foto di famiglia, quei costumi che inconsapevolmente segnano il tempo. Elda è il nome di una linea da uomo, la Primavera/Estate 2021, ma prima ancora il nome di una nonna. Quella di Nicole Valenti.
Durante la tre giorni di moda capitolina, la incontro a Showcase, la cara vetrina promossa da Altaroma, che edizione dopo edizione, mi permette di guardare negli occhi (e ora più che mai) i designer, con i loro mondi fatti di abiti ed elucubrazioni. Il coronavirus ci ha bardato i volti, ma non per questo gli occhi evitano di raccontare storie senza usare parole. E quelli di Nicole hanno colori soft, insieme a una serie di dubbi risolti con tenacia, e una bella dose di scanzonata ironia.

Perché se si parla di Valenti, brand italiano emergente nato nel 2018, tutto parte dal forte legame con la famiglia e la tradizione. Passioni accese da vecchie immagini e filmini amatoriali, filtrati con stravaganza dalla platinata designer; ventisettenne calabrese trapiantata a Milano, con l’idea di rompere gli schemi, e fare qualcosa di esagerato, rampante.
All’anagrafe Valenti, è il cognome della giovane, e potrebbe paragonarsi a un timbro made in Sud: un contenitore dove interpretare in moda, fatti e costumi della sua gens, amata e numerosa. “In famiglia ho sei zii e tantissimi cugini, ma io sono figlia unica – attacca la stilista -, tutto è partito quando ho visto dei vecchi album di fotografie. A colpirmi è stato l’aspetto conviviale, l’idea del pranzo della domenica, di quelle scene tipicamente del Sud. Poi – aggiunge – sono molto influenzata dagli anni 80; così ogni volta nei miei abiti cerco di mixare tutto con le immagini che ho nella mia mente, e l’idea che pian piano mi sono fatta di Milano”.
Prima di partire con un progetto personale, dopo un periodo di incertezze, e l’abbandono degli studi in Medicina, da Soverato – comune in provincia di Catanzaro -, la giovane parte per il capoluogo meneghino con il desiderio di studiare Fashion Design alla Marangoni. “All’inizio ero molto in crisi, ero più grande dei miei coetanei e non avevo mai preso un ago in mano. Mi dicevo: forse non riesco a farcela, forse non sono abbastanza brava. E stata dura, ma alla fine ce l’ho fatta”. Dopo intere giornate tra cartamodelli che non prendevano forma, e tessuti cuciti e poi disfatti, a vincere infatti, è stata la sua determinazione. “Sono stata molto fortunata perché ho sempre avuto l’appoggio dei miei genitori, soprattutto di mio padre che nonostante fosse medico da subito mi ha detto: fai quello che vuoi fare, se vuoi fare moda, fai moda”.
La giovane arriva al project work della Marangoni nel 2017, anno in cui, nell’animo di Nicole, esplode l’esigenza incontenibile di esprimersi con qualcosa di personale. “Con il lancio del brand, volevo dare subito un’impronta di italianità e unicità” spiega.
La collezione di debutto Oh!Madre!, Fall/Winter 2018, rompe gli schemi e attira subito l’attenzione di editor e buyer: “Per la campagna pubblicitaria ho creato una specie di giornale in stile anni 80, si chiamava Valenti, con titoli ironici messi intorno – tipo la borghesuccia rampante -,e poi oroscopi e consigli di bellezza. In totale, i look presentati erano solo otto, ma avevano un’immagine fortissima che inaspettatamente è piaciuta”.


“La ragazza che vuole imitare la mamma” è questo il mood, che mescolato a una duplice visione: da un lato tradizionale, retro, celebrativa del passato, dall’altro contemporanea più street e accomodante verso novità e sperimentazioni, etichetta le prime collezioni dell’eponimo brand, con il prospetto di una femminilità glamour e irriverente. “Al di là di immagini e filmini, nel creare i pezzi, anche gli eventi improvvisi mi influenzano parecchio – rivela. Il nome della collezione successiva ad esempio, è stata un caso fortuito, perché mia cugina è nata mentre la stavo scattando, e allora ho deciso di chiamala Catherine Lovers, sarebbero gli amanti di Caterina (ride nrd)”.

Aggrappate all’italianità, sottolineata dal lettering e dai dettagli tricolore, Oh!Madre!, Valenti SS19 e Catherine Lovers FW19, traghettano l’estetica del brand da un desiderio rampante di femminilità, imperniato sull’immagine forte della donna del Sud, a un universo più inclusivo fluido, sempre colmo di riferimenti familiari – con immagini, accadimenti e nomi da uomo usati per abiti da donna -, spesso e volentieri presi in prestito per etichettare costruzioni e dettagli con piacevole ironia.
Alle nostre spalle, si dispiega Elda la Primavera Estate 2021. La linea, infatti, è da uomo, ma non importa un fico secco, se alla fine ha un nome da donna e i capi andranno indosso ad una modella o alla designer stessa. Un lavoro inedito al quale Nicole arriva con le idee abbastanza chiare: “Voglio trasmettere questo universo senza troppe differenze di genere. Anche a me , alla fine, piace vestirmi con le robe maschili, jeans, camicie, giacche che rubo puntualmente a mio padre”.
Da genocentrica a gender inclusive verrebbe da dire, calcando sulla voglia di costruirsi e presentarsi mescolando caratteristiche maschili e femminili. E dove nel lento fluire dei ricordi l’immagine di Elda, sua cara nonna, è il punto fermo a cui tornare. Il lato tradizionale, celebrativo, fatto di una ritualità di gesti cadenzati che dal passato arrivano nel qui e ora, pronti a colorare il lino e il cotone, entrambi naturali al 100%, con stampe dal sapore domestico. I canovacci usati in cucina e la tovaglia a quadrettoni da pic nic, rivivono attraverso pattern over dipinti a mano, e volutamente innescano una duplice e spiritosa interpretazione. Rispettivamente potrebbe trattarsi di pasta fatta in casa, di una serie di hashtag, o ancora del popolarissimo gioco del tris. Poco importa.

Nonostante la palette soft e melliflua, l’attitude resta forte e dinamica. Anche il romanticismo del crochet diventa più irriverente su una canotta over traforata. Donne e uomini si scambiano gli abiti e dalla campagna pubblicitaria ai problemi della vita vera, i pezzi sono pochi e made to measure: “Perché se la cliente mi chiede una camicia, sa che quella camicia, io la sto facendo appositamente per lei, senza sprechi di materie prime, meno energia da impiegare per i macchinari e quindi meno impatto sull’ambiente”.