CAMMINARE NELL’OSCURITÀ PER CERCARE LA LUCE, E MAGARI POI IMBATTERSI IN QUALCOSA DI MAGICO. UNA ROBA CHE DETTA COSÌ, LASCIA LA RICERCA IN BALIA DELLA FORTUNA O DELLA CASUALITÀ.
In realtà, Area, brand emergente con radici newyorkesi, non lascia proprio nulla al caso: come un prisma ottico, abiti e accessori catturano illusioni per restituire magia, in un gioco sfaccettato, al limite del surreale. Una sorta di guida glamour, sottesa all’estetica di un marchio di moda che ruba dal passato, e sfrutta le tecnologie per assecondare il futuro; e alla fine non ne vuole sapere di incasellarsi in qualcosa di definito e statico.
Dal Treccani il sostantivo femminile area, può riferirsi liberamente alla superficie di un terreno, a un campo di studi o a un insieme di forze politiche. Lemma, per cui è chiara l’idea di condivisione e raggruppamento. Dietro un’immagine super glam e seducente, dunque c’è un semplice pensiero condiviso da una coppia di designer: praticare la differenza, contro ogni forma di omologazione vestimentaria. Ergo per il fashion system, Area ingloba tranquillamente l’idea originaria, etimologica.

Scelta compiuta non a caso, quando nel 2013, l’americana Beckett Fogg e il polacco Piotrek Panszczyk, dopo un prestigioso master alla Parsons, e due esperienze lavorative praticamente opposte (Fogg da Calvin Klein a New York, Panszczyk da Chloè a Parigi), decidono il nome di quello che oggi a distanza di pochissimi anni, è considerato uno dei marchi di moda più trendy del momento. Abile sinergia, che dal principio punta tutto sulla lavorazione tessile, per mettere in scena un power dressing contemporaneo; dove tra sottili erotismi e un chiaro bisogno di versatilità, il popolare sogno americano, sfiora l’energia avveniristica dello space style, e si tinge intenzionalmente di contorni retro-futuristici.
Il brand newyorkese, infatti, in fase di progettazione si unisce spesso a Materials Connexion – importante network di consulenza su materiali innovati e processi produttivi – e mantenendo salda la presa sull’artigianato tradizionale, si avvale delle nuove tecnologie, con l’obiettivo di migliorare le prestazioni di ogni singolo capo o tessuto realizzato. Così immancabilmente, viene fuori la firma del brand: la stampa in stile Braille. Un ipnotico motivo in rilievo, realizzato con una tecnologia idrofobica, perfetta a detta dei designer per fissare la goffratura di un tessuto.

Una ricerca costante, e una rispettosa serie di ispirazioni, pescate dai decenni più dirompenti del passato (come gli anni 60,70 e 80), per una moda versatile e con un’identità stilistica ben radicata, dove il punto di partenza è anche il guardaroba: quello personale di Fogg e Panszczyk. Perché come più volte rivela Beckett “in un mercato sempre più saturo e complesso, il segreto è aprire il proprio armadio e osservare con attenzione tutti i capi più consumati”. E il lavoro sul parka in jeans – idea ripescata proprio dall’armadio di Piotrek – è un chiaro esempio. Il capo, rivestito da una soffice pelliccia rosa cipria (Fall 2016), diventa unisex, componente elegante di un superbo completo con morbido pantalone flare.
All’inizio parte tutto da splendide presentazioni co-ed, e una serie di scatti fotografici, in cui le collezioni appaiono dinamiche, invasive. Complice anche, la ricerca ossessiva del luccichio perfetto. Orpello necessario a propagare il bagliore dell’irrinunciabile nota glamour; ben strumentata poi, con lo spirito dinamico e cosmopolita della Grande Mela.

Nel settembre del 2015, Beckett e Piotrek prendono una camera al The Standard Hotel, e in una presentazione suggestiva, femminilità e sensualità quasi danzano sfiorando appositamente le corde di un’erotica stravaganza. Da completi skinny, sexy e lucenti, impunturati dalla ravvisabile trama Braille (Spring 2016), a morbidi abiti a vestaglia in twill di seta, passando per maxi manicotti di rouches, pronti ad amplificare le pose di un daywear rimaneggiato a sua volta, da una scintillante dance floor anni 70.
L’atmosfera è calda e seducente, abituata a supportare i giochi prospettici della luce che Area ama ricercare. E il sogno americano spalanca gli occhi. Lo sguardo è attento, fa l’ottovolante catturando il patinato bling bling dei cristalli Swarovski, che spesso contornano figure e accessori inediti, come slip a culotte (Fall 2017) strambamente impilati sui pantaloni di una tuta, cinturini in strass di borse in due dimensioni, e bizzarri orecchini dalle geometrie extra large (Resort 2017).

Un insolito prêt-à-porter, che dopo aver attirato anche l’attenzione del CFDA/Vogue Fashion Fund (progetto nato nel 2003 a supporto dei talenti emergenti) finalmente fa il salto in passerella. Spin off che fa conoscere il marchio a livello internazionale, con la contestuale apertura di un e-commerce, e offrendo – dietro il galoppante trend del see now buy now – a poche ore dalla sfilata, una veloce selezione di capi appena presentati.

Pensato non solo per affascinare la generazione Y, il power dressing targato Area non perde il suo carattere funny e prorompente. Anche quando i temi si fanno più impegnativi. Con la Resort 2018, gli estrosi creativi, giocano con la moda, e così attuano una protesta politica: contro la legislazione dell’Arabia Saudita che vietava la guida alle donne. La femminilità, catturata dal vetro di un’automobile, segue quel tocco orientale, e trasuda un’estetica ammaliante, fresca e contemporanea. Tra felpe over e deliziosi bodycon dress, il richiamo al mondo active è evidente, e magistralmente si mescola alla fascinosa arte della seduzione.
Arte che mantiene alto il tiro, anche quando l’ispirazione è anni 60, e si amalgama allo Space Look di Andrè Courrèges. Tessuti innovativi e tecnologici sono shimmer, e seguono con maestria sartoriale, il design di abiti giocosi e irriverenti. La vestibilità transita piacevolmente da vaporose asimmetrie, a proporzioni fascianti, che volutamente lasciano al vento porzioni di pelle. Punk, folk, rock qui non importa tanto incasellare l’espressione di questa magica alchimia. Gioielli facciali, scheletri di cristallo e ciondolanti frange arcobaleno, da reticoli di Bravais in certosine trame, attraversano l’oscurità. Scudo luminoso in uno spazio intergalattico.


