La Primavera Estate 2020 di Alberto Audenino, all’improvviso appare davanti a me. Ci passo accanto e una folata di brio mista a irriverenza, mi colpisce dritta in faccia. Mi fermo a contemplare gli abiti, e subito trovo nel designer che l’ha concepita il suo festoso prolungamento.
Ergo, sono agganciata.
Con la premessa che nel giudicare moda stacco sempre l’interruttore ai miei gusti personali, e lo lascio spento sul comodino, voglio essere sincera: non mi piacciono gli abiti troppo sexy, le stampe animalier e tantomeno gli anni 80. Ma mi piace da matti cambiare idea. Far carburare quel senso di sfida a voltare pensiero, soprattutto in positivo; persona o oggetto poco importa se alla fine, in qualche modo mi convince che la versione del suo mondo, è migliore dell’idea che ho sempre avuto io.
Mi trovo alla presentazione di Fresh, la linea di prêt à porter di Alberto Audenino, un giovane creativo di Alba, piccola città piemontese famosa per il vino e il tartufo bianco. Lo stilista ha venticinque anni, 10 collezioni alle spalle e una folle, folle dose di credibilità.

Prima di accendere il motore delle sue parole mi si avvicina rampante, fluttuando come una fiamma piena di scintille. Un po’ la colpa è dei suoi pantaloni tigrati: declinati in una versione rossa e nera, sembrano artigli pronti ad afferrarti e sbatterti in una storia di moda dalla mission ben circoscritta.
Il marchio porta il suo nome e nasce a Torino nel 2014. Come background nessuno studio all’orizzonte, solo tanta passione per le scarpe, e un susseguirsi di casualità. Ad alimentare il tutto, uno dei suoi amici più cari, quando segretamente invia allo IED, un lavoro in plastica riciclata fatta proprio da Alberto. Il giovane partecipa al contest e inaspettatamente vince. Da lì parte con il suo progetto personale.
Oggi a distanza di cinque anni, dopo una serie di collaborazioni, con noti showroom a Milano, Parigi e Los Angeles, per la prima volta presenta nella città eterna.

Con la sua ultima prova alle spalle Alberto chiede di accomodarci. Vorrei sapere di più sulle origini di quella magica folata di brio, ma non fa in tempo ad accavallare le gambe che a bruciapelo attacca: “La verità è che ci siamo rotti di tutte queste robe noiose, pallose, la gente che vede le mie collezioni si deve divertire. Guarda lei – si gira con fare concitato verso la sua amica modella che indossa una tuta rosa zebrata -, lei mette un mio vestito ed esce di casa che è contenta”.

E poi sulle corde della stessa concitazione, alza la mano dal ginocchio alla faccia e aggiunge: “Perché noi siamo designer e dobbiamo vestire voi, cioè voi comprate da noi, e noi possiamo darvi cose noiose? Alla mia clientela quando viene da me, e mi dice di dover andare a una festa in campagna, io dico subito: mettiti la cosa più figa che hai”.
Alberto ha un’allegria contagiosa, per un istante la mia mente abbandona la sua scorribanda lemmatica, mentre con lo sguardo faccio l‘ottovolante sull’immagine di una donna fasciata di animalier, piume, frange di Swarovski, flûte di prosecco in mano e un paio di tacchi, che cerca di attraversare i campi sotto la pioggia, ma lo stilista mi serve subito la soluzione fashion: “Al massimo se ci sono pozzanghere e fango, spezzi tutto con un paio di Dr. Martens”.
Come un’irruente ciliegina sulla torta, il designer ama inserire sempre un twist contemporaneo, anche se il suo lavoro è sfacciatamente incasellato tra gli anni 70/80, decennio che a quanto pare, delinea l’anima e il periodo stilistico di tutto il brand.
Fresh è briosa e propositiva proprio come lui. Si chiama così per dare un calcio nel sedere ai periodi neri della vita, e a tutte quelle collezioni total black fatte finora. “Ci sono le spalline sulle giacche, i rever, lo stivale alto, le punte, però volevamo dare il colore, così mi sono spinto e sono andato contro tutti, anzi se devo dire la verità io non dovevo fare neppure questa collezione estiva: volevo chiudere definitivamente con questo lavoro!”.

La sua è un’anima allegra e leggera, che non si perde neppure quando mi racconta della morte della sua carissima amica e collaboratrice. Un colpo troppo duro per il giovane, che rivela di essersi tirato su, arrancando a lavorare e rubando la carica da ogni singolo pezzo che a poco a poco usciva, pronto a comporre i modelli della collezione.
Grande sostenitore dell’eleganza monocromatica, ma solo se accesa da una forte dose di sex appeal e glam rock, a dispetto del suo (non) colore prediletto, la primavera estate 2020 è un reboot schioppettante, a colori e senza mai abbandonare fantasie animalier: “di stagione in stagione, capisco che amo il leopardato, poi le fantasie zebrate mi fanno totalmente impazzire”.



Così mentre fucsia e azzurro si orchestrano in uno zebrato all over su giacche sartoriali, mini abiti ed eleganti tute a zampa; d’altra parte rosso vermiglio, cipria e acquamarina colorano slipdress che diventano tela su cui dispiegare piume di stuzzo in stile flapper, e un numero indecifrato di paillettes e cristalli.
Ai piedi tacchi, tacchi e ancora tacchi, cruccio di Audenino: da alti e robusti a sostegno di stivali al ginocchio pitonati, a quelli più eccentrici dei tronchetti in total white; anche se all’improvviso, e solo per amore della mamma, in collezione fanno capolino un paio di slippers dedicate proprio a lei, che a differenza del designer non ama particolarmente indossarli.



Fresh è un’alchimia di femminilità e provocazione, dove alla fine le linee seguono una vestibilità morbida. Un made in Italy brioso e irriverente che rispettando i tempi velocissimi della moda guarda già al futuro, al prossimo inverno.
Alberto immagina una linea uomo, e un ritorno al nero “forse una roba piena di ricami in velluto, un bel maschio insomma, da presentare a gennaio dallo showroom di Milano, sempre se tutto va bene” dice scacciando le parole dalla bocca, in un gesto scaramantico, come se mandasse via una mosca.
E concedendosi la licenza di un approccio particolare al sostenibile, alla fine mi confessa di non esser capace neppure a fare la differenziata, ma in compenso vorrebbe lavorare tanto. Produrre e vendere il suo prodotto per permettere a tutti coloro che collaborano con il brand – per lo più aziende storiche di Alba che ora stanno chiudendo – di continuare a lavorare: “Ho costruito con loro un bel rapporto e mi dispiacerebbe tanto perderli. Questo è per me il sostenibile!”______________________