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Non solo Oriente per l’opera di Filippo Laterza | AltaRoma Gennaio 2018

25 Gennaio, primo giorno, secondo show in programma.

Una rapida corsetta per uscire dalla Sala 2, e di nuovo a cercare il mio angolo. Quello, praticamente a terra, nascosto su un lato del viale del Guido Reni District, sede di AltaRoma.

La sfilata era prevista per le 13.30, giusto una ventina di minuti per metabolizzare il comunicato stampa, e quindi rimettersi di nuovo in coda. Il documento, malgrado la giovanissima età del designer, era abbastanza saturo, e raccontava di un viaggio di alta moda tra Oriente e Occidente.

Complici la Cina e il Regno Unito, ispirazioni divergenti di una collezione plasmata dalla costante ossessione per il mondo dell’arte.

 

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Filippo Laterza|fonte: fashiondmag.it

Quella del couturier Filippo Laterza, classe 1995. Che con la promessa di un cammino tra stili e tradizioni, quel giorno ad AltaRoma, metteva in scena se stesso, e quel suo amore smisurato per il fatto a mano.

E poi tutto il suo background, forgiato da anni di studio, in una scuola d’arte privata, iscritto dalla madre e la nonna, quando aveva appena cinque anni.

Ed io persuasa, da quelle parole sul foglio, mi aspettavo davvero un tuffo fra diversi stili. Dove il giovane Laterza consapevole del bagaglio culturale, ne ha subito cercato le radici, e l’ha fatto partendo dalla passerella: 5 modelli ricoperti di bianco, immobili al centro, riprendevano forme e sembianze marmoree di quell’arte classica, esempio estetico unico, incomparabile.

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Filippo Laterza “Opera Orientale”| Haute Couture SS18

 

“Opera Orientale” prima collezione haute couture SS18, ha iniziato così, e come un carnevale ha celebrato arte e cultura per tutto quanto lo show.

Fin dalle prime proposte ho ammirato il trucco e le maschere dell’Opera di Pechino, Liampu, tanto care al designer, ricamate a ripetizione con paillettes multicolor, su abiti in seta bordati di frange e giacche kimono.

 

 

 

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Una visione moderna, alta, pop, sartoriale che grazie ai suoi viaggi, fonti d’ispirazione, sperimentava nuovi tagli, forme e volumi. Ho visto sfilare quelle storie di culture, raccontate in stoffa e colori dal designer. Come un’evoluzione costruita ad hoc di tessuti pregiati: macramè francesi, volour di seta e douchesse, tutti dettagliati a mano, con ricami preziosi e rigorosamente italiani.

 

 

 

 

E con i suoi abiti, ho percepito il concetto di eleganza, rubato a quel viaggio nel Regno Unito. Una visita al castello di Cardiff e all’Highgrove garden, portatori di quel tocco contemporaneo, insieme alla libertà di nuove sperimentazioni: Principe di Galles e trame scozzesi, riempiti di frange in seta davano volume alla collezione.

 

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E poi fiori e ghirlande imperiose su broccati in lurex, tridimensionali sul pregiatissimo fil-coupè. Un mondo che con forza ed equilibro ho guardato mescolarsi tempestivo all’Oriente. Un superbo cammino tra due culture, ostentato anche dagli accessori, percorso da ornamentali copricapi cinesi, eccentriche tiare vittoriane e luccicose piccole riproduzioni di mitre papali.

 

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Ph  S.Dragone | Luca Sorrentino (fonte: altaroma.it

Ed io, viaggiando grazie a Filippo, ho preso parte a questo spettacolo di colore, che a colpi di blu china, viola, rosso e giallo, passava per il nero e il grigio, e pian piano si preparava alla scena finale.

 

 

 

 

Quella con gli abiti nuziali, 7 in tutto, dedicati alla sua cara nonna, persa da poco. Con il bianco morbido degli abiti, ricongiunto a quello delle statue immobili al centro. Una dedica solenne proprio a lei, che aveva un atelier di abiti da sposa, e dove Filippo da bambino, respirò per la prima volta, il profumo dei tessuti, e l’aria del fatto a mano.

 

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Ph  S.Dragone | Luca Sorrentino (fonte: altaroma.it)

Ufficio Stampa: Spazio Margutta |Antonio Falanga & Grazia Marino

 

 

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